Se gli assorbenti non assorbono, i tampax non tamponano e le coppette mestruali non “coppettano” è perché fino all’anno scorso i prodotti mestruali non erano mai – mai – stati testati con il sangue, ma con liquidi a caso. Questa clamorosa omissione non rappresenta solo un disguido, ma è un segnale preoccupante di disinteresse nei confronti della salute mestruale. Analizziamo questo tema cruciale e le sue implicazioni.

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Analisi convincente delle pratiche di test
Solo nel 2023, un gruppo di ricercatrici dell’Oregon Health & Science University ha pubblicato uno studio pionieristico su BMJ Sexual & Reproductive Health, che ha segnato una pietra miliare nel settore dei prodotti mestruali. Per la prima volta, assorbenti e tamponi sono stati testati con sangue umano, non con soluzioni artificiali. Questi risultati evidenziano una verità sconcertante: fino a quel momento, nessuno aveva mai realmente studiato l’assorbenza dei prodotti mestruali in modo scientifico.
Per decenni, le aziende del settore hanno certificato i propri prodotti, basandosi su test condotti con soluzioni salina o altri liquidi standardizzati, ignorando le reali caratteristiche del sangue mestruale, che ha densità e viscosità diverse. Le informazioni fuorvianti sulle confezioni dei prodotti, come “assorbe fino a 15 ml” o “per flusso abbondante”, si rivelano pertanto ingannevoli e frutto di una negligenza scientifica piuttosto che di malafede.
Il grave impatto della disattenzione scientifica
Lo studio del 2023 ha analizzato 21 prodotti (tamponi, assorbenti e coppette mestruali) con sangue umano, rivelando enormi discrepanze tra l’assorbenza dichiarata e quella reale. Questa non è solo una questione tecnica, ma mette in luce una sottovalutazione sistemica della salute femminile. Per decenni, la medicina è stata modellata su standard maschili, e le specificità fisiologiche femminili sono state ignorate, considerandole troppo complesse per essere studiate.
La superficialità con cui sono stati trattati questi prodotti, essenziali per la vita di metà della popolazione, riflette un significativo disinteresse per la salute delle donne. La mancata efficacia di questi strumenti non riguarda solo l’inconveniente se non si verificano le condizioni ottimali di assorbenza; essa limita anche la possibilità di diagnosi adeguate per vari disturbi, come l’endometriosi o altri problemi ginecologici.
Un problema culturale e sociale
La realtà è che il ciclo mestruale è visto come qualcosa da nascondere. È comprensibile chiedersi perché ci sia così bisogno di uno studio per affermare l’ovvio: un prodotto destinato ad assorbire sangue dovrebbe essere testato con del sangue. Ciò dimostra come la salute delle donne sia stata storicamente marginalizzata, trattata come qualcosa di meno importante.
È essenziale iniziare a smettere di ridurre tutto a immagini zuccherose e liquidificazioni blu per la pubblicità. Dobbiamo dare al ciclo mestruale la dignità scientifica e culturale che merita, riconoscendo che ogni donna meriterebbe l’accesso a prodotti non solo economici ma anche efficaci. Questo non è solo un problema individuale; riguarda tutte noi in quanto società.
Conclusione: la necessità di un cambiamento reale
Il sangue mestruale, pur essendo un aspetto naturale e normale della vita di molte donne, è vissuto come una vergogna. Solo nel 2017 abbiamo assistito alla prima pubblicità in cui il sangue reale non era camuffato da gel blu. Oggi, la tassazione sui prodotti mestruali è ancora pesante, rendendo la loro gestione non solo un aspetto sanitario ma anche economico.
La vera discriminazione si riflette nella realtà di dover pagare per prodotti inadeguati, creando un circolo vizioso di stigma e disinformazione. È ora di scuotere queste convenzioni e affrontare il problema della salute mestruale con la serietà e il rispetto che merita; il cambiamento deve iniziare ora.